Logopedista: ecco il profilo professionale

IL PROFILO PROFESSIONALE

Il Profilo Professionale DM n° 742/94, è stato il primo tentativo di elencare esattamente le competenze del Logopedista introducendo il concetto principale di Bilancio e Valutazione Logopedica come atti fondamentali che precedono ogni attività riabilitativa e viene definita l’attività del logopedista come preventiva, educativa e riabilitativa. Viene data fondamentale importanza alle attività di verifica dell’efficacia terapeutica, mettendo così in primo piano la totale autonomia dell’operatore. Ampio risalto viene inoltre dato anche alle attività riferite allo studio, alla didattica e all’attività di consulenza, specificando che l’attività professionale può essere svolta in strutture sanitarie pubbliche o private, in regime di dipendenza o di libera professione. 

Nel gennaio 2000 il Decreto del Ministro dell’Università, Zecchino, trasforma nuovamente il percorso degli studi per esercitare la professione di Logopedista prevedendo un Corso di Laurea triennale iniziale con la possibilità di proseguire con un biennio di Laurea specialistica e ancora con la specializzazione, il Dottorato di Ricerca i Master. 

Quindi la Logopedia, come molte altre professioni sanitarie, è risultata regolamentata ma non ordinata per oltre un decennio. Solo nel 2018, con il decreto attuativo della legge n.3 (c.d. legge Lorenzin), sono stati istituiti 17 nuovi albi che si sono aggiunti ai preesistenti dei Tecnici sanitari di radiologia medica e degli Assistenti sanitari. Si è venuto così a formare la FNO TSRM PSTRPFederazione Nazionale degli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione. Si completa in tal modo il quadro normativo per tutte le 22 professioni sanitarie.

L’istituzione di un Ordine e di un Albo Professionale garantisce la tutela dell’esercizio professionale e del cittadino che ne riceve i servizi, contrastando ogni forma di abusivismo professionale e prevedendo l’osservanza del Codice Deontologico. Questo grande fermento, che ha caratterizzato la formazione della nostra professione in questi ultimi anni è il segno di una grande crescita anche in senso professionale. Crescita che potrà continuare a rendere più sicura e forte la nostra professione solo se agiremo in Sinergia. L’Albo sta muovendo i suoi primi passi insieme a Voi e spera in un continuo e stimolante confronto verso questo obiettivo comune.

RIASSUMENDO

Il Logopedista è il Professionista Sanitario laureato e abilitato che svolge la propria attività nella prevenzione, nella cura e nella riabilitazione delle patologie che provocano disturbi della voce, della parola, del linguaggio orale e scritto, del calcolo, della comunicazione, della fluenza, dell’udito, nonché delle funzioni orali e deglutitorie e di tutte le funzioni, comprese quelle cognitive, implicate nella comprensione e nella produzione del linguaggio, in età evolutiva, adulta e geriatrica.

COSA FA ?

Il Logopedista, in riferimento alla diagnosi ed alla prescrizione del medico, nell’ambito delle proprie competenze:

– elabora, anche in equipe multidisciplinare, il bilancio logopedico, volto all’individuazione ed al superamento del bisogno di salute del paziente;

– pratica autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità comunicative e cognitive, utilizzando terapie efficaci di abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio, verbale e non verbale;

– propone l’adozione di ausili, ne addestra all’uso e ne verifica l’efficacia;

– verifica le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale;

– svolge attività di studio, didattiche e consulenze professionali,

– nei servizi sanitari ed in quelli dove si richiedono le sue competenze professionali.

LA NASCITA DELLA LOGOPEDIA E LO SVILUPPO IN ITALIA

Tale evoluzione epistemologica vede nascere nella seconda metà dell’800 in Germania e in Francia – grazie ai primi scienziati formali della foniatria – la figura del Logopedista.

In Italia lo sviluppo della professione è avvenuto, nel corso degli anni, a seguito di trasformazioni culturali e notevoli cambiamenti organizzativi all’interno del Sistema Salute. Basti pensare che l’organizzazione sanitaria durante gli anni dell’Unità d’Italia, era semplicemente una regolamentazione: la salute e la riabilitazione erano considerate un problema della sfera privata dell’individuo. Solo agli inizi del XX secolo la salute diventò un problema sociale e politico. 

Nel 1947 con l’approvazione della Costituzione della Repubblica Italiana venne riconosciuto all’art. 32 “il diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. La prima vera riforma in ambito sanitario ci fu nel 1968 con la Legge n.132, nota come Legge Mariotti, con la quale venne uniformata l’assistenza ospedaliera. Durante questi anni la professione medica si andò consolidando e la riabilitazione, con le relative tecniche di rieducazione, cominciò a diffondersi.

La logopedia non esisteva e ciò che più si avvicinava all’odierna professione erano delle specializzazioni che molti insegnanti, a vario titolo, avevano conseguito concentrando per lo più la loro attività all’interno del sistema scolastico (scuola normale e speciale).

L’inizio della Logopedia in Italia pone così le sue radici fondamentalmente nella realtà “scolastico – educativa” con insegnanti specializzati che operavano presso istituti e che si assumevano la responsabilità della educazione / rieducazione del disabile fosse esso affetto da sordità che da deficit psico-fisico.

LE PRIME SCUOLE DI LOGOPEDIA 

Le prime vere e proprie scuole per logopedisti vennero aperte alla fine degli anni ‘60 come Scuole Dirette a Fini Speciali universitarie, con circa 50 anni di ritardo rispetto ad altri stati europei. Si delineò chiaramente in quel momento il carattere sempre più “sanitario” di questa professione in quanto erano gestite dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia. In una sola Università italiana, quella di Padova, la Scuola diretta a Fini Speciali (SDAFS) per logopedista era stata istituita presso la Facoltà di lettere e Filosofia. 

Il profilo del Logopedista andò quindi evolvendosi parallelamente alla Sanità e al concetto di salute. Infatti con l’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale SSN (Legge n° 833/78) si determina una coscienza riabilitativa e il focus passa dalle funzioni alla persona e vengono introdotti per la prima volta i concetti di prevenzione, cura e riabilitazione. La salute per la prima volta viene definita come “stato di benessere”. L’anno successivo, con l’emanazione della legge sullo stato giuridico del personale dipendente dalle Unità Sanitarie Locali (USL, Legge 761/79), viene sancita l’appartenenza dei logopedisti al solo specifico ambito sanitario, nel settore riabilitativo appunto.

Nasce così un modello organizzativo del lavoro multi interprofessionale che valorizza il contributo di tutte le professioni sanitarie, comprese quelle riabilitative. 

Negli anni ‘90 si assiste alla trasformazione delle USL e dei grandi ospedali in Aziende e il concetto di riabilitazione cambia, diventando un processo di educazione e rieducazione attraverso il quale la persona può raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, psichico, funzionale, sociale ed emozionale. 

Nel D.Lgs. 502/92 viene individuato un nuovo percorso formativo del personale sanitario, infermieristico, tecnico e della riabilitazione che fino ad allora era stato molto variegato e disomogeneo e vengono individuate le figure professionali dell’Area della Riabilitazione con i relativi profili. 

Da allora in poi veniva quindi richiesto, per l’esercizio della professione logopedica, il possesso del Diploma Universitario abilitante che era diventato l’unico canale formativo esistente in Italia.

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