Quando non hai parole per le emozioni
Dottoressa Francesca Melis
Psicologa, specializzata in Psicologia Clinica e della Riabilitazione
VOLTO COPERTINA NOVEMBRE 2024
La psicologia e le Neuroscienze contribuiscono insieme per diventare le tue migliori risorse.
Forse non esiste un tema della psicologia generale di cui si è ricercata minuziosamente una definizione, che abbia generato teorie tanto controverse e oggetto di dibattito quanto l’argomento emozioni. Universalmente si è concordato circa la sua definizione base ovvero: reazione affettiva ad uno stimolo ambientale che insorge repentinamente e ha breve durata, come ad esempio felicità, sorpresa, tristezza, disgusto, paura, rabbia.
Secondo alcuni studiosi quindi, si tratta di sentimenti psichici reattivi, di carattere acuto, di grado marcato, accompagnati da fenomeni somatici che veicolano le manifestazioni specifiche che ogni emozione base supporta. Infatti, la risposta ad uno stimolo esterno si verifica a livello fisiologico, viscerale, espressivo e psicologico.
A tal proposito la psicologia clinica ci aiuta nel favorire ulteriore precisazione e i suoi studi in merito sono di fondamentale importanza per sottolineare la distinzione tra emozione e sentimento: l’emozione è l’innervazione fisiologica e quindi incontrollata di uno stato emotivo. Infatti emozioni come paura, rabbia, non permettono di dire “provo paura” piuttosto che “provo rabbia” , le si vivono e basta.
Il sentimento invece, è la versione pensata di uno stato emotivo: paura e rabbia che permangono come pensiero permettono di dire “provo paura”, “provo rabbia”. Perdurando nel flusso di pensiero, quindi uno stato emotivo può essere meglio osservato, non vivendolo nell’immediato.
Sebbene questa distinzione possa sembrare filosofica, è di fondamentale rilevanza citarla in quanto a seguito di questa ne avviene un’altra molto più importante: la differenza tra ció che facciamo a seguito di un’emozione e quello che facciamo a seguito di un sentimento.
Nei confronti di un’emozione abbiamo degli “agiti”, nei confronti di un sentimento abbiamo delle “azioni”.
L’agito è la reazione non ragionata che avviene a seguito di un’emozione: “provo una forte emozione di rabbia quindi aggredisco”.
L’azione è l’atto ragionato che avviene in seguito ad un sentimento: “poiché io provo questo stato emotivo posso decidere di compiere una data azione per attenuare questa rabbia”.
William James è stato il primo che, facendo riferimento ai processi neurofisiologici, ha definito l’emozione in termini operativi come il sentire i cambiamenti neurodegenerativi che hanno luogo a livello viscerale a seguito dello stimolo elicitante. In tal modo James capovolge l’impostazione della psicologia, sottolineando la base biologica dell’emozione, che stabilisce l’mportanza dell’attivazione fisiologica (arousal) dell’organismo. James riteneva quindi che le emozioni risultassero dall’azione di schemi di attività del sistema nervoso periferico presenti nel cervello e che non fossero altro che la consapevolezza di tale cambiamento fisiologico in risposta ad uno stimolo attivante.
A riprova di questo infatti sul piano neurofisiologico, la genesi delle emozioni è correlata al sistema limbico – ipotalamico (Kandel – Schwartz). L’ipotalamo viene, cioè, coinvolto nell’integrazione e nella coordinazione dell’espressione comportamentale degli stati emozionali. La stimolazione dell’ipotalamo laterale provoca le manifestazioni dell’ira, mentre la lesione di questa regione evoca docilità. Il lobo limbico filtra la risposta emozionale agli stimoli inviando segnali al lobo frontale. A questo livello avvengono il coordinamento di sentimenti, percezioni e pensieri e l’esperienza soggettiva dello stato affettivo.
A questo punto è perciò importante concentrarci sull’affascinante processo di trasformazione emozione, sentimento, azione, reazione.
Se per Freud la differenza tra normalità e follia è da intendersi da un punto di vista quantitativo, Matte Blanco, facendo ricorso a una “logica bivalente”, riesce a superare una serie di antinomie trovando una sintesi dinamica tra conscio e inconscio, pensiero ed emozione, ragione e sentimento.
Secondo Blanco nell’inconscio dominano le emozioni simmetriche più pervasive; a mano a mano che le emozioni si strutturano in modo dissimetrico divengono più controllabili e pensabili. Non esistono emozioni senza pensiero, ma le prime sono irriducibili al secondo costituendo così un costante stimolo per l’attività intellettuale. L’analisi, traduzione logica del disordine nella logica dell’ordine, diventa al tal punto un lavoro infinito perché l’inconscio è una funzione inesauribile.
Approfonditi quindi i temi focali che ruotano attorno ad un tema tanto discusso in psicologia quanto ancora in continuo aggiornamento come le emozioni e i processi che li rivelano poi come sentimenti, credo sia importante ora approfondire quello sulla gestione delle emozioni, per porre un sano controllo degli stati emotivi che si rivelano più ingestibili nella pratica quotidiana.
Le tecniche per gestire le emozioni infatti ci forniscono meccanismi adeguati per canalizzare la tensione quotidiana, la pressione e lo stress che affievolisce le nostre potenzialità, la nostra calma e la nostra creatività. Sebbene le emozioni facciano parte della nostra vita, saperle regolare è la chiave per dare forma a una realtà più soddisfacente e ricca di opportunità.
Alcuni strumenti come la Ruota delle Emozioni di Plutchik ci sono di grande aiuto così che possiamo imparare a conoscere, tradurre e comprendere il nostro spettro emotivo, affinché possa assumere il miglior significato provato e così poter agire in modo funzionale per la sua regolazione.
I neuropsicologi spiegano che l’uomo processa in media 6.000 pensieri al giorno, il 95% dei quali è uguale a quelli del giorno precedente e in quantità poco minore a quelli della settimana prima. Imparare a pensare in maniera diversa e a cambiare atteggiamento nei confronti di certe persone, idee, situazioni o cose non è compito facile, si sa. Non lo è perché nessuno viene al mondo consapevole di cosa siano le emozioni e come le si possa controllare.
Infine, credo sia importante condividere una mia riflessione che vorrebbe essere un invito alla sana gestione emotiva. Le tecniche per gestire le emozioni sono molte. Tuttavia, prima di approfondire l’argomento rischiando di perderci tra le innumerevoli proposte, dinamiche e punti di vista offerti dal mercato editoriale, è bene avere una cosa ben chiara in mente. La gestione delle emozioni deriva da un apprendimento personale, è fondamentale disporre di una propria cassetta degli attrezzi personalizzata: non tutti gli strumenti che servono agli altri andranno bene per noi, e viceversa.
L’ideale è basarsi su un focus multidimensionale.
Un approccio nel quale l’aspetto cognitivo così come quello fisiologico, comportamentale ed emotivo siano armonizzati verso lo stesso proposito: offrirci benessere, calma e una migliore concentrazione mentale.
Le migliori tecniche per gestire le emozioni talvolta non si trovano nei libri. Talvolta possiamo trovarle noi stessi, senza neanche pensarci, tramite quell’attività che ci permette di entrare in armonia con il mondo e con noi stessi. È uno spazio in cui ci ritroviamo per scoprire la radice dei nostri problemi: un palazzo di pace e soddisfazione in cui si ravviva la fiamma del coraggio.
“Non è lo stress a farci cadere, ma come rispondiamo alle situazioni di stress” -Wayde Goodall-