Trattamento dell’asma grave: effetti dell’anticorpo monoclonale omalizumab
Antony Trotta ~ Laureando in Medicina e Chirurgia
Pubblicazione – ANNO 4 N. 33 MARZO 2021 – ISSN: 2612/4947
L’asma è una malattia cronica delle vie respiratorie caratterizzata da ricorrenti attacchi di dispnea e respiro sibilante con variazioni di gravità e frequenza da persona a persona. In termini patogenetici l’asma viene identificata come una malattia cronica delle vie aeree, caratterizzata da broncocostrizione accessionale e in genere reversibile, a genesi infiammatoria. Fattori genetici, atopia, età, genere, fumo, allergeni, farmaci e obesità sono i principali fattori di rischio. [1].
In base alla gravità, l’asma può essere classificata in 2 grandi gruppi: l’asma intermittente e quella persistente, la quale a sua volta si divide in lieve, moderata, grave e molto grave. L’asma allergico rappresenta circa il 70% del totale dei casi di asma, mentre l’asma grave allergico rappresenta circa il 5 % del totale. In particolare l’asma si ritiene grave quando nel corso dell’anno precedente ha richiesto trattamento con alte dosi di CSI + farmaco sintomatico (LABA, anti- leucotrieni o teofillina), oppure con corticosteroidi orali per più di 6 mesi all’anno, oppure un’asma che persiste non controllato nonostante il trattamento [2].
La terapia che si mette in atto per questi pazienti è quella prevista dallo step 5. Quindi come opzione principale si utilizzano CSI ad alta dose + LABA, e, se necessario, si possono associare uno o più tra anti-leucotrieni, teofillina a lento rilascio, corticosteroidi orali o farmaci biologici anti-IgE. Per utilizzare i farmaci anti-IgE è necessario, quindi, che sia stata fatta una diagnosi di asma allergico[3].
In particolare, i criteri per la diagnosi di asma allergico comprendono:
- Diagnosi di asma bronchiale
- IgE sieriche comprese tra 30 e 1500 UI/ml
- Positività del prick test o del test con IgE specifiche
In tale contesto, è risultato essere molto efficace l’Omalizumab, anticorpo monoclonale umanizzato anti-IgE . L’Omalizumab va a legare il dominio Cɛ3 della regione costante delle IgE, il quale è responsabile dell’interazione di questi anticorpi con i recettori FcɛRI e FcɛRII. In questo modo, blocca questa interazione e, quindi, va ad inibire i meccanismi patogenetici alla base della malattia.
Il nostro studio ha l’obiettivo di valutare l’efficacia della terapia con farmaci biologici anti-IgE (Omalizumab) nei pazienti con asma grave allergico. Sono stati osservati, per la durata di 5 anni, 15 pazienti con asma grave allergico. Si tratta di pazienti con frequenti riacutizzazioni dell’asma e inadeguato controllo dei sintomi, nonostante terapia ottimale con corticosteroidi inalatori ad alte dosi + β₂-agonisti a lunga durata d’azione in associazione ad anticolinergici a lunga durata d’azione, anti-leucotrieni e corticosteroidi orali. Inoltre, si tratta di pazienti con skin prick test positivo per aeroallergeni perenni, livelli sierici di IgE compresi tra 30 e 1500 UI/ml, Fev₁<80% del teorico con positività al test di reversibilità bronchiale.
L’Omalizumab è stato somministrato per via sottocutanea ogni 2-4 settimane con dosaggio stabilito in base ai livelli sierici di IgE e al peso corporeo. Ogni paziente è stato valutato prima dell’inizio della terapia con Omalizumab e a distanza di 1 e 5 anni, dal punto di vista clinico e spirometrico. La terapia con Omalizumab si è dimostrata efficace nella maggior parte dei pazienti valutati, con importanti miglioramenti delle condizioni cliniche valutabili tramite il numero di riacutizzazioni, Act (asthma control test), conta degli eosinofili, consumo giornaliero di corticosteroidi e indici spirometrici, in particolare Fev1 .
Per quanto riguarda gli effetti collaterali, sono stati rilevate in 3 pazienti reazioni cutanee locali che si sono risolte spontaneamente. L’efficacia è dimostrata dal notevole miglioramento del controllo della sintomatologia, dalla riduzione della frequenza delle riacutizzazioni
L’ACT già ad 1 anno evidenzia un punteggio corrispondente ad un controllo soddisfacente dell’asma, ma il dato più importante come evidenza dell’efficacia di questo farmaco biologico è, però, la drastica riduzione della frequenza delle riacutizzazioni. Questo, ha portato ad un altro vantaggio consistente nella riduzione della necessità di assumere corticosteroidi orali e, in alcuni dei pazienti, ha consentito addirittura di arrivare alla loro interruzione.
Altro dato importante è stato il notevole miglioramento della funzionalità polmonare valutata mediante il FEV₁ che è andata incontro ad un aumento di circa 300 mL ad 1 anno, risultato che è stato mantenuto anche a 5 anni. Questo notevole miglioramento è dovuto principalmente alla capacità di Omalizumab di inibire la risposta infiammatoria di tipo Th2 delle vie aeree a cui potrebbe contribuire l’inibizione del rimodellamento delle vie aeree con conseguente riduzione dello spessore della parete bronchiale. Oltre a tutti questi effetti rilevanti dal punto di vista clinico e funzionale, si è riscontrato anche una diminuzione della conta di eosinofili che diventa significativa nella valutazione fatta a 5 anni[4].
Quindi, in conclusione, grazie al suo soddisfacente profilo di efficacia, sicurezza e tollerabilità, Omalizumab è un’ottima scelta per pazienti con asma grave allergico difficili da trattare e, inoltre, sembra essere molto efficace come terapia biologica anche per i pazienti allergici con asma grave eosinofila.
Bibliografia
- Barnes, P. J. The cytokine network in asthma and chronic obstructive pulmonary disease. J. Clin. Invest.118, 3546–3556 (2008)
- E. Israel, H.K. Reddel, Severe and difficult-to-treat asthma in adults, N. Engl. J. Med. 377 (2017) 965–976.
- K. Samitas, V. Delimpoura, E. Zervas, M. Gaga, Anti-IgE treatment, airway inflammation and remodelling in severe allergic asthma: current knowledge and future perspectives, Eur. Respir. Rev. 24 (2015) 594–601.
- M. Massanari, S.T. Holgate, W.W. Busse, P. Jimenez, F. Kianifard, R. Zeldin, Effect of omalizumab on peripheral blood eosinophilia in allergic asthma, Respir. Med. 104 (2010) 188–196.
Commento all'articolo