Arrivano gli infermieri di famiglia: 8 ogni 50mila abitanti
Saranno otto ogni 50mila abitanti, ma il rischio è che i 9.500 infermieri di famiglia pronti a prendere servizio, come previsto dalla legge 77 di quest’anno, verranno destinati alle famiglie solo uno su 50mila abitanti.
Serve subito una modifica alle linee guida appena approvate dalle Regioni per questa figura professionale perchè già otto sono pochi prevederne uno solo sarebbe un errore”. Così il presidente del sindacato infermieri italiani, Nursing up, Antonio De Palma.
De Palma contesta che nelle linee guida per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità, approvate il 10 settembre scorso dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome si faccia riferimento a “‘un massimo di 8 infermieri da impiegare ogni 50 mila abitanti’. Questo significa lasciare alle Aziende sanitarie la possibilità di spaziare come vogliono, se lo ritengono, utilizzando da uno a otto infermieri per un numero stratosferico di cittadini, pari a 50.000. Quel numero di otto unità ogni 50.000 – afferma De Palma – deve essere considerato come il numero specifico di infermieri di famiglia da mettere in campo, la legge lo consente, anche se lascia discrezionalità alle Regioni, e le linee di indirizzo avrebbero dovuto cogliere l’occasione per evitare una interpretazione al ribasso da parte di queste ultime”.
Nelle linee guida approvate dalle Regioni, infatti, spiega De Palma “si fa riferimento, finalmente, al fatto che l’infermiere di famiglia non è, e non sarà incaricato solo di assistenza domiciliare. Sono mesi che ribadiamo l’esigenza che tale professionista debba occuparsi delle svariate tipologie di target che compongono la famiglia dedicandosi ai bisogni di adulti, adolescenti, persone disabili. È evidente che in sede di prima introduzione di questo nuovo operatore ci si debba concentrare sulle cosiddette categorie fragili, ancor più nel particolare frangente in cui ci troviamo, a causa del Covid” ma l’infermiere di famiglia, prosegue il presidente di Nursing up “deve essere un’opportunità unica per tutta la società civile, a partire dalle scuole”. Da qui il nodo di un inquadramento contrattuale differente, sia specifico per l’infermiere di famiglia, che per il mondo infermieristico.
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