BNT162B2 nella lotta al covid-19: la nuova frontiera dei vaccini a mRNA

Emma Scoppetta ~ Laureanda in Medicina e Chirurgia  
Pubblicazione – ANNO 4 N. 31 GENNAIO 2021 – ISSN: 2612/4947

Il 9 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che è stato individuato in Cina un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo, classificato ufficialmente con il nome di SARS-CoV2. Quest’ultimo è il responsabile della malattia da coronavirus, definita Covid19, che può manifestarsi con un vasto corredo sintomatologico di cui i sintomi più comuni sono: febbre, tosse secca, disguesia, anosmia, astenia, congiuntivite, dispnea, mialgie, cefalea; meno comunemente può presentarsi con sintomi gastrointestinali o reazioni muco-cutanee come la sindrome di Kawasaki, più tipica nei bambini. 

La più temibile complicanza causata da SARS-COV-2 è la sindrome da distress respiratorio acuto o ARDS, la quale è una grave patologia infiammatoria polmonare acuta che determina una compromissione della ventilazione alveolare con l’istaurarsi di un quadro di ipossemia refrattaria all’ossigenoterapia e che mette in pericolo la vita del paziente a causa di un ingravescente quadro di insufficienza respiratoria. 

In seguito al sequenziamento del genoma virale è stato dimostrato che il virus penetra attraverso le vie respiratorie per mezzo della proteina S (Spike) che utilizza ACE2 come recettore. 

Grazie al tempestivo sequenziamento del genoma virale è stato possibile, a partire dal 10 gennaio 2020, cominciare ad avviare lo sviluppo di vaccini che potessero contenere l’avanzare della pandemia. Uno dei primi ad essere stato realizzato e sottoposto a sperimentazione clinica è stato BNT162b2: si tratta di un vaccino a RNA che si è dimostrato particolarmente efficace e sicuro durante tutte le fasi della sperimentazione clinica. Il vaccino contiene una molecola di RNA messaggero che induce la sintesi dell’antigene S del virus il quale stimola la risposta immunitaria della persona vaccinata attraverso la produzione di anticorpi neutralizzanti, oltre che una risposta TCD4+ e TCD8+ antigene-specifica. L’mRNA è contenuto in liposomi formati da acidi grassi necessari per veicolare la molecola nell’organismo; altri elementi che compongono BNT162b2 sono: colesterolo, potassio cloruro, potassio diidrogeno fosfato, sodio cloruro, fosfato disodico diidrato, saccarosio, acqua per preparazioni iniettabili. 

Per le fasi 2 e 3 della sperimentazione clinica sono stati selezionati soggetti a partire da 16 anni di età in buone condizioni di salute o con patologie croniche stabili e ad essi sono state somministrate due dosi da 30 μg (0,3 ml di volume per dose) del vaccino Pfizer per via intramuscolare a 21 giorni di distanza. Nel complesso 43.448 persone hanno ricevuto l’iniezione: 21.720 hanno ricevuto il vaccino e 21.728 ha ricevuto il placebo. L’età media dei soggetti era di 52 anni e il 21% aveva almeno una patologia coesistente. 

La reazione più comunemente riportata è stata una reazione locale maggiormente lamentata tra i soggetti appartenenti al campione che ha ricevuto la dose rispetto a quello che ha ricevuto il placebo. Tale reazione, nella maggior parte dei casi, si è limitata a dolore lieve o moderato al braccio dove è avvenuta la somministrazione entro 7 giorni dall’inoculazione e meno dell’1% ha riportato dolore forte o arrossamento e gonfiore nel sito di inoculazione; solitamente le reazioni sopra riportate si sono risolte entro 1/2 giorni. Per quanto concerne gli eventi sistemici, questi sono stati più comunemente riportati da soggetti giovani (16-55 anni) dopo la somministrazione della seconda dose e i più comuni sono stati astenia e cefalea; effetti meno comuni sono stati linfoadenopatie, paralisi faciale periferica acuta, disturbi del sonno.

Due destinatari del BNT162b2 sono morti (uno per arteriosclerosi, uno per arresto cardiaco), così come quattro destinatari del placebo (due per cause sconosciute, uno per ictus emorragico, e uno per infarto del miocardio).  

Per quanto riguarda l’efficacia, questa è stimata intorno al 95%; infatti, sono stati registrati 8 casi di infezione da SARS-COV-2 sette giorni dopo la seconda dose al fronte dei 162 che si sono verificati nel gruppo placebo. Obesità e comorbilità non influenzano l’efficacia del vaccino. L’incidenza di casi Covid19 tra destinatari del placebo e destinatari del vaccino inizia a divergere già 12 giorni dopo la somministrazione della prima dose ciò indica un’immunizzazione parzialmente protettiva precoce. La durata della protezione non è ancora definita con certezza ma, facendo riferimento agli altri coronavirus, dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi. 

Tali risultati dimostrano che il Covid-19 può essere prevenuto con l’immunizzazione e forniscono la prova che i vaccini a RNA sono un nuovo approccio promettente per proteggere gli esseri umani contro le malattie infettive.

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1 commento

Dott. Giovanni De Martini

Pubblicazione molto interessante! Complimenti

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