Counseling nutrizionale nella gestione del paziente affetto da insufficienza renale cronica
Dott.ssa Paola Maria Acquaviva ~ Dietista
Dott.ssa Carmen Colangiuli ~ Dietista
Dott.ssa Ingrid De Rose ~ Dietista
Dott.ssa Marina Di Scipio ~ Dietista
Pubblicazione – ANNO 4 N.37 LUGLIO 2021 – ISSN: 2612/4947
1. INTRODUZIONE
La terapia nutrizionale (TDN) è una parte integrante e fondamentale nella complessa gestione della malattia renale cronica. L’obiettivo è preservare la funzione renale residua, prevenire le complicanze e ritardare l’inizio del trattamento sostitutivo. Affinché la terapia abbia successo è necessario mettere in atto una strategia che miri alla miglior gestione possibile del soggetto, assicurandosi che quest’ultimo mostri un’alta aderenza verso la terapia nutrizionale.
A tal fine risulta fondamentale che la gestione del paziente sia a carico di personale sanitario specializzato, che tramite programmi di educazione alimentare personalizzati e valutazione di parametri ematochimici, antropometrici e questionari sulle abitudini alimentari si prefigga l’obiettivo di preservare la funzionalità renale nel paziente, ottenendo la massima compliance possibile, attraverso una buonamotivazione.
OBIETTIVO DELLO STUDIO
Ci siamo chiesti se il counseling nutrizionale, finalizzato al migliorare e al rendere più efficace il trattamento conservativo possa essere un supporto migliore, rispetto alla sola TDN nel rallentare la progressione nell’IRC?
L‘ obiettivo dello studio è stato quello di valutare l’efficacia del trattamento nutrizionale dopo il counseling, valutando l’importanza del follow up nell’aderenza alla dieta da parte del paziente e la sua compliace nel rallentamento della progressione della malattia.
MATERIALI EMETODI
Lo studio è durato due anni. Il campione che risulta costituito da 18 pazienti risultati eleggibili secondo quelli che erano i criteri di inclusione e cioè pazienti adulti, età ≥18 anni, nel pieno delle facoltà mentali, quindi non affetti da patologie psichiatriche, pazienti con capacità fisiche e motorie intatte, nonché autonomi nelle loro attività quotidiane, BMI ≥18.5, stadio di malattia secondo la classificazione KDOQI 2, 3 e 4.
Il suddetto è stato suddiviso in due gruppi: un gruppo di soggetti complianti verso il trattamento dietoterapico seguiti per 2 anni per più di 3 incontri di counselling ed un altro di soggetti non collaboranti che hanno seguito in maniera incostante la dieta o/e i consigli dietetici e le visite nefrologiche. Entrambi i gruppi sono stati esaminati al T0 e dopo due anni al T2. Nel corso della prima visita nutrizionale comune ad ambedue i gruppi è stato somministrato loro il questionario “food frequency” dell’ADI, al fine di registrare e comprendere le loro abitudini alimentari, le frequenze di assunzione dei cibi, porzioni e qualità di quest’ultimi.
CONCLUSIONI
Nonostante l’entità del campione e alcuni risultati statisticamente non significativi, i dati dello studio mostrano che l’intervista dietetica tramite “food frequency” appare lo strumento d’elezione per valutare periodicamente le abitudini alimentari e la compliance al trattamento dietetico. Infatti nei soggetti complianti, che hanno seguito scrupolosamente una dieta opportunamente formulata e adeguata e le indicazioni dietetiche nel tempo, è stata dimostrata una maggior stabilità della funzione renale rispetto ai non complianti.
Ciò appena descritto risulta perfettamente in linea con i dati presenti in letteratura in cui la maggior comprensione e soddisfazione si associano a gradi elevati di adesione del paziente alla terapia prescritta.
I dati ematochimici hanno dimostrato che i valori di eGFR, che si associa ad una migliore funzionalità renale, sono sensibilmente migliorati in questi soggetti . È stato evidenziato anche l’aumento dell’ albumina che correla con un minor rischio di malnutrizione ed un ulteriore miglioramento dell’emoglobina, della sodiemia e della calcemia nei complianti.
GRAFICI
I dati antropometrici hanno evidenziato un complessivo miglioramento del BMI con riduzione della circonferenza addominale e del peso corporeo, con un minor rischio di effetti cardiovascolari e sindrome metabolica .
Concludendo un’informazione precisa sulle regole alimentari e una collaborazione più stretta con il servizio di dietologia con personale dedicato quale la figura del dietista che potrebbe indicare periodicamente lo schema nutrizionale più adatto in relazione a parametri antropometrici e biochimici indirizzando periodicamente il paziente verso una corretta alimentazione tramite un servizio counselling personalizzato e di educazione alimentare, porterebbe il paziente a trarre una gestione migliore nel tempo della malattia renale cronica.
Come si osserva in figura 3 è stato evidenziato un miglioramento significativo dei valori di eGFR nei soggetti complianti rispetto ai non complianti. Questi valori riflettono un miglior funzionamento renale e di conseguenza una migliore prognosi di questi.
E’ stato rilevato un netto miglioramento degli elettroliti nel gruppo collaborante come ad esempio il valore di calcemia che risulta rientrato nel range di normalità .
Anche nel controllo del sodio ematico la natriemia risulta più bassa (figura 4) nei soggetti collaboranti, elemento che consente di controllare meglio gli effetti collaterali dell’insufficienza renale come la ritenzione di elettroliti quali il sodio .
L’emoglobina risulta anch’essa migliore nei soggetti complianti come riportato nella figura 5 mantenendosi più alta rispetto al secondo gruppo e lo stesso dicasi per il valore dell’albuminemia come mostra la figura6.
Nella tabella 3 sono riportati i parametri antropometrici. Come si osserva in figura 7 e 8 è emerso un lieve calo ponderale e della circonferenza addominale e la conseguente diminuzione del BMI nei soggetti complianti in seguito alle indicazione dietetico terapeutiche con un migliore outcome in termini di rischio cardiovascolare e sindrome metabolica.
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