La Psicopatia e i connotati Neurobiologici. Predisposizione maschile e/o femminile?

Dott.ssa Luana Provenzano ~ Psicologo Clinico 
Pubblicazione – ANNO 4 N.41 DICEMBRE 2021 – ISSN: 2612/4947

Abstract

Un Termine conosciuto, una condizione clinica psicopatologica in ambito Psichiatrico, Forense, Psicopatologico con predominanza nei soggetti maschili . Ma se non fosse solo una Condizione Clinica prettamente maschile, se riguardasse anche i soggetti femminili? Richiamando le ricerche sull’argomento, gliAutori segnalano le specificità della psicopatia al femminile e le differenze rispetto agli uomini con medesimo costrutto patologico. Dalla review di letteratura proposta emergono alcuni punti di criticità tuttora insoluti rispetto al tema affrontato che gli Autori ritengono altrettanti aspetti da approfondire in future ricerche.

Introduzione

Etimiologia della parola Psicopatia, (psico e patia), in Psichiatria indica un’alterazione psichica, la quale causa una disregolazione di comportamenti anomali e di sofferenza soggettiva dell’individuo. Tale definizione di psicopatia ha continuato ad essere utilizzata per indicare una costellazione sintomatologica di segni e sintomi patognomici di una  focale  disposizione mentale. Comparve per la prima volta negli anni ’80 quando il DSM III, la mutò in Diagnosi di personalità antisociale, la quale  indica un target di costellazioni di carattere affettive, emotive, interpersonali, comportamentali, legati alla manifestazione di impulsività, irresponsabilità, superficialità, scarso insight. La Psicopatia (o  Disturbo Psicopatico di Personalità – DPP ). È un disturbo di personalità caratterizzato da un comportamento antisociale e distacco affettivo ed interpersonale. ( Benning, Patrick, Blonigen, Hick, e Iacono, 2005). Largamente diffuso nella pratica Forense, Criminologica e Clinica, ha preso sempre più spunto di riflessione come oggetto di studio, tra le varie discipline mediche e psicologiche. Dal punto di vista dei sistemi di Classificazione Internazionale dei disturbi mentali, il Disturbo Psicopatico di Personalità è stato cosi incluso tra i Cluster dei Disturbi di Personalità, fra i “Modelli Emergenti e Misure” del DSM 5 (APA, 2013). IL DSM IV -TR (APA;2000). Includeva il Disturbo Antisociale di Personalità. Ma è una predisposizione prettamente maschile, o negl’ultimi anni, si sta assistendo ad un incremento di disturbi psicopatici nel genere femminili? I connotati Neurobiologici nei Cervelli maschili e/o femminili, sono gli stessi ? L’eziologia è similare per entrambi ? La prognosi è favorevole o sfavorevole,  possiamo parlare negli Infanticidio per esempio, di Psicopatia ?


L’attuale definitiva sistematizzazione, divenendo, con le parole dell’Autore (2009),“un mezzo di misurazione e diagnosi della psicopatia […] oggi largamente utilizzato per aiutare clinici e ricercatori a distinguere con ragionevole sicurezza i veri psicopatici da quelli che semplicemente infrangono le regole”;le concettualizzazioni alternative del costrutto,rispetto a quella dominante di Hare (1991), sono state proposte da Cooke e Michie (2001) e Patrick et al. (2009); le scoperte delle neuroscienze hanno evidenziato nei soggetti psicopatici una compromissione funzionale del cosiddetto “circuito morale” (Glenn, Raine & Schug, 2009) e dell’ordinaria capacità di provare empatia (cfr. Baron-Cohen, 2012); tali reperti hanno comportato la tendenza a distinguere la psicopatia primaria, la cui genesi viene ricondotta a fattori di tipo biologico e genetico, dalla psicopatia secondaria, dove assumono maggior rilievo i fattori di tipo ambientale; tutto ciò premesso vale la pena di sottolineare come oggi, nella letteratura specialistica di settore,si registra un crescente interesse nei confronti della psicopatia femminile. La psicopatia femminile rimane questione poco studiata e pertanto ancora largamente aperta e controversa, specie per quel che attiene, come rilevano Kreis e Cooke (2011), le specifiche differenze di genere nei tratti psicopatici. Lo strumento più utilizzato per la valutazione della psicopatia risulta essere, nell’ambito della ricerca internazionale, la PCL-R (Hare, 1991; Caretti, et al 2011). La PCL-SV,ad essa strettamente correlata, viene spesso impiegata quando si necessiti di uno strumento di valutazione più breve (12 items). La PCL-R, sviluppata sulla base dei criteri di Cleckley analizzando campioni di detenuti di sesso maschile, è un’intervista semistrutturata composta da 20 items ai quali viene assegnato un punteggio pari a 0 (non presente), 1 (dubbio) oppure 2 (presente). Gli items sono suddivisi in due fattori, tra loro strettamente correlati: il Fattore 1 che indaga la disfunzionalià della sfera empatica (assenza del senso di colpa, mancanza di attenzione per i sentimenti ed i diritti degli altri,relazioni superficiali) ed il Fattore 2 che valuta la presenza di portamenti antisociali persistenti inclusi la delinquenza giovanile e la versatilità criminale (Hare et al, 1990). Secondo quanto indicato da Hare, la diagnosi di psicopatia deve essere posta per un punteggio alla PCL-R uguale o superiore a 30. La familiarità di questo disturbo è dell’1% della popolazione femminile. Sebbene le prime descrizioni di psicopatia al femminile si ritrovino già nella mitologia classica (Afrodite, Medea, Hera), nella storia della letteratura (Lady Macbeth) o, più recentemente e specificatamente, nei resoconti clinici di Pinel, Schneider e Cleckley richiamati nell’introduzione, tale fenomeno è stato oggetto di un numero esiguo di indagini sistematiche, rivolte quasi esclusivamente a considerare il potenziale ruolo di tratti psicopatici nella criminogenesi della violenza femminile. Inoltre, come adombrato in precedenza, la maggior parte degli studi,sino ad una decina di anni fa,si è basata sull’implicita assunzione che il costrutto maschile di psicopatia potesse essere tout court applicato anche alle donne, ignorando quasi completamente le eventuali differenze di genere nei core traits e nelle espressioni fenotipiche del disturbo. L’attenzione viene rivolta prevalentemente, sugli aspetti temperali e comportamentali, quali alti livelli di collusione emotiva, scarsa capacità di risonanza emotiva, precoci conflitti interpersonali, con sviluppo di Modelli operativi Interni e dei Sistemi Motivazionali Interpersonali antagonistici e competitivi.  Nel Genere femminile, inoltre, risulterebbe focale, la comorbilità con gli altri disturbi di Personalità, quali Bordeline, Istrionico, Ossessivo-Compulsivo, e Narcisistico. Recenti ricerche volte ad esaminare la relazione tra psicopatia e BPD hanno dimostrato che i tratti  sono più strettamente associati al Disturbo Borderline di quanto non lo siano i tratti F1 (Miller et al., 2010).  Tutto questo, riscontrabile,nella  dicotomia  sintomatologica tra l’estrema instabilità emotiva del BPD e l’espressività tipica degli stessi (impulsività, aggressività reattiva, disregolazione emotiva-effettiva). Nel caso di una donna affetta da BPD che affronta la prospettiva di essere abbandonata dal proprio partner può manifestare forte disregolazione emotiva ed impulsività, ma, nel tentativo di far fronte a tali intense emozioni e salvare il rapporto, può mettere in atto una serie di comportamenti manipolativi (menzogne, infedeltà intenzionale) apparentemente insensibili (distacco emotivo). Si ipotizza perciò che nel sesso femminile, più che in quello maschile, BPD e psicopatia condividano una significativa costellazione di tratti e che i due disturbi possano riflettere espressioni fenotipiche differenziate per genere su vulnerabilità e stati disposizionali simili. Dunque, in ambito Psicoterapeutico, sarebbe sempre focale un work nel Network familiare, nella manifestazione degli attaccamenti disorganizzati, atipici, nei casi di Abuso sessuale e/o psicologico- Emergono principalmente le topiche di Trascuratezza emotiva, il Neglet genitoriale e/o patologie e/o disturbi mentali in uno o entrambi i genitori.

Gioca un ruolo fondamentale, l’epigenetica, la vulnerabilità genetica e psicologica, inoltre, sarebbe opportuno indagare mediante una MAPPATURA GENETICA, la quale permetterebbe di poter individuare i cromosomi target, responsabili della trasmissione genetica di alterazione e predisposizione allo sviluppo del disturbo Psicopatico di Personalità- La ricerca futura dovrebbe essere mirata ad individuare quali tratti specifici o vulnerabilità siano alla base dell’overla psintomatologico osservato tra BPD e psicopatia e come questi tratti siano fenotipicamente manifestati in modi diversi nei due sessi. L’approccio dimensionale inizialmente proposto per i DP nel DSM 5 cercava di muoversi proprio in questa direzione (Kruger & Eaton, 2010), ipotizzando la creazione di un tipo di personalità definibile come “disregulated” (che riflette psicopatia secondaria e BPD), per integrare la tipologia “psicopatico/cinico” che riflette invece la psicopatia primaria.Tale risoluzione, poi esclusa nella stesura finale, avrebbe facilitato la classificazione dei disturbi sulla base della loro eziologia di base rispetto a descrizioni fenotipiche superficiali (Hyman, 2007)

Ringraziamenti

I ringraziamenti si rivolgono a coloro i quali hanno letto le versioni preliminari dell’articolo, fornendo suggerimenti in merito ad eventuali modifiche e/o correzioni, e ovviamente ai finanziatori che hanno finanziato gli studi

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